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il blog di davide azzolini

sempre sul pezzo

Crescenzio Sepe è l’unico a non perdere mai di vista il nocciolo della questione, anche quando gli chiedono di Piedigrotta (in un’intervista a Il Mattino):

Eminenza, in questi giorni la città sta vivendo un momento molto atteso, la festa di Piedigrotta.
«Va affrontata con lo spirito giusto. Non dev’essere, né oggi né in futuro, una manifestazione solo folcloristica, ma in grado di mettere insieme le forze positive che la città esprime».

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reginald a napule

elton john piazza plebiscito

Bella serata, piazza del Plebiscito riempita di gente ed Elton John che ha fatto quello che doveva fare: finalmente una serata normale degna di una grande città del mondo civile.

Solo una domanda: ma cosa c’entra con la festa di Piedigrotta?

E, ovviamente, la nota stonata: il palco questa volta era stato posizionato sotto Palazzo Reale (invece che come al solito davanti al colonnato di S. Francesco di Paola). Con la differita del concerto in onda su Rai2 gli organizzatori pensavano di valorizzare uno sfondo diverso ma altrettanto suggestivo per le riprese televisive. Nulla di fatto perchè c’erano affacciate ai balconi di Palazzo Reale tutta una serie di persone (immagino custodi e dipendenti) che di fatto hanno impedito alla regia di riprendere la facciata illuminata per l’occasione. Ed ho anche letto da qualche parte che erano stati invitati a sloggiare, ma senza risultato. E nessuno è andato a prenderli a calci nel sedere?
(photo: ilmattino.it – Newfotosud)

undici settembre

11-09-2009 wtc(NYTimes.com, photo Jason DeCrow/Associated Press)

top of the rock

NY_from Rockfeller Center

il mito dello scugnizzo buono

Pur avendo un enorme rispetto e considerazione per il suo lavoro, consideravo le idee di Marco Rossi Doria (per quanto nobili ed anche condivisibili in linea di principio) purtroppo per nulla adatte ad uscire dal coma profondo cittadino.

In un bell’editoriale su Repubblica-Napoli mi pare che adesso auspichi un sostanziale cambio di strategia: la Napoli di oggi non ha più nulla a che fare con quella di dieci, vent’anni fa. Ed anche gli emarginati, le periferie, gli esclusi sono tutta un’altra cosa.

Perciò: oltre a chiederci qual è la forma del contesto sociale e culturale da cui viene questa violenza, è opportuno porsi la domanda sul rapporto, che Hannah Arendt ha evidenziato, tra la facoltà di pensare, quella di distinguere tra giusto e sbagliato, la capacità di giudizio e le conseguenti implicazioni morali. È tempo di uscire da un’ idea deterministica di contesto sociale o familiare che sarebbe colpevole di creare comportamenti lesivi della libertà e sicurezza. È tempo di ritornare alla nozione di responsabilità personale per i propri atti, rispetto ai quali il mondo adulto assuma una posizione.

Si è arreso all’evidenza persino il maestro di strada.

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