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il blog di davide azzolini

chapeau!

Che film! Sottoscrivo integralmente quanto scrisse l’ottima Zazie dopo averlo visto.

sempre meglio che niente

Ecco due commentatori fuori dal coro sulla riforma sanitaria di Obama: il realistico Christian Rocca ed il catastrofista Michael Ledeen.

mondo monda à paris

stre-pi-to-so

la guerra e il prosciutto sugli occhi

Il commento su La Stampa dell’ottimo Maurizio Molinari offre come al solito interessanti spunti di riflessione. The Hurt Locker è innanzitutto un bel film. Tutta la retorica antimililtarista che aveva crocifisso la Bigelow prima delle sei-statuette-sei, è in parte rimasta spiazzata, in parte ha tentato complicate arrampicate sugli specchi.

Io in realtà penso che sia un film nè contro la guerra in Iraq, nè a favore. Racconta i fatti come stanno e basta, e lo fa senza un briciolo di retorica. La sceneggiatura è stata scritta da un giornalista, Mark Boal, inviato sul campo in Iraq che ha visto con i sui occhi cosa significhi essere un militare americano oppure un civile iracheno in una zona di guerra. Punto.

E’ un film contro la guerra in generale come – è ovvio – lo sono tutte le persone civili. Talmente contro la guerra che ci mostra come i suoi orrori possono rendere addicted anche chi un’alternativa di vita normale che lo aspetta a casa ce l’ha, come il protagonista.

La Bigelow se ne fotte di prendere una posizione politica. Ci mostra invece nel suo film quanto la guerra faccia schifo. E chi sono e cosa provano coloro che devono farla perchè indossano un’uniforme. Perchè, purtroppo, il mondo è questo e le guerre ci sono da che esiste l’uomo sulla faccia della terra. Le anime belle che a corrente alternata auspicano un mondo popolato dalle caprette di Heidi che saltano sui prati e ti fanno ciao vivono – spesso in malafede – nella realtà delle favole.

The Hurt Locker è un film, non l’inutile Assemblea delle Nazioni Unite. Tutto il resto sono chiacchiere da bar fatte sulla pelle di chi salta in aria, con o senza divisa.

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