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il blog di davide azzolini

bene, bravo, bis

A me sembra la scoperta dell’acqua calda, ma è la prima volta che lo leggo nero su bianco in maniera così esplicita nel virgolettato di un rappresentante delle istituzioni. In questo caso Vittorio Pisani, capo della Mobile di Napoli, in una intervista al Corriere del Mezzogiorno.

Ecco, a proposito di commercio e di infiltrazioni. C’è la camorra dietro il proliferare delle attività commerciali?
«Non sempre. Gli esercizi utilizzati dai clan ci saranno pure, per carità. Ma oggi non dobbiamo più guardare al riciclaggio come attività esclusiva della criminalità organizzata».

A chi dobbiamo guardare allora? Chi è che ricicla?
«I professionisti. Napoli è una città piena di professionisti, una grande catena che intasca soldi al nero e non sa più dove occultare i soldi sporchi. Le maglie dei controlli bancari si sono strette, l’Agenzia delle entrate fa studi di settore. Riciclare i proventi dell’evasione fiscale in attività commerciali, anche se hanno costi ingenti rispetto alla potenziale produttività, serve a questi professionisti per dare un aspetto di legittimità a quei soldi».

Hanno un volto questi professionisti? Chi sono?
«Medici, avvocati, notai, commercialisti, imprenditori. Chiunque svolga una libera attività. Sono loro quelli che aprono un’attività commerciale dietro l’altra per ripulire i soldi».

Sa anche in cosa investono?
«Prediligono tutto ciò che riguarda il tempo libero. Bar, ristoranti, negozi di abbigliamento. No, dico, ma avete visto quanti nuovi locali notturni, bar e ristoranti sono stati aperti in città? Questa è la cosiddetta gente perbene. La stessa che compra Hogan false e borse contraffatte ai mercatini».

In passato non mi era molto piaciuto nella sua polemica con Saviano.

c’è un solo modo

Non entro nel merito della decisione di assegnare la scorta a Roberto Saviano contestata dal Capo della Mobile di Napoli Vittorio Pisani in un’intervista. Anche perchè si è già acceso uno di quei tipici ed allucinanti dibattiti all’italiana (“è vero, toglietela pure alla Capacchione”) che riempirà pagine e pagine di giornali.

Mi ha però colpito un passaggio del ragionamento di Pisani:

Ripeto: Saviano le minacce le ha ricevute.
«Bisognerebbe avere il coraggio di andare a cercare la giusta causa della minaccia».
E quale sarebbe secondo lei?
«Non lo so. Ma nel rapportarsi con la crimi­nalità organizzata ci sono regole deontologi­che, come il rispetto della dignità umana, che vanno rispettate».
Potrebbe essere più chiaro? Un esempio?
«Quando ho bussato alla porta di un superla­titante per arrestarlo, lui mi ha chiesto di aspet­tare un minuto perché la moglie era svestita. Io gli ho proposto di far entrare due agenti don­ne. Lui ha acconsentito e ringraziato».
Ammetterà che l’arresto di un super lati­tante e la denuncia giornalistica di un crimi­ne, sono un po’ più importanti del bon ton con cui li si effettua.
«Certo. Ma ci sono modi e modi. E poi, a pro­posito della vita sotto scorta, dare un’immagi­ne eroica della lotta alla criminalità rischia di essere controproducente».

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