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il blog di davide azzolini

I lupi e gli agnelli

Posted on | 3 aprile 2011 | No Comments

L’editoriale di Paolo Macry per il Corriere del Mezzogiorno di oggi.

Più che il gradimento dei candidati a Palazzo San Giacomo, il dato che emerge dal sondaggio Swg commissionato da questo giornale è il crollo dei partiti maggiori. Rispetto alle regionali del 2010, il Pdl passa dal 34 al 27 per cento e il Pd dal 26 al 21. Napoli è ormai una città senza politica, senza cioè forme di organizzazione che costruiscano prospettive strategiche, alleanze sociali, pragmatiche valutazioni del recente passato e poi valori pubblici, idee di stato e di mercato, di diritti e di doveri. Un deserto pieno di pericoli e trappole, nel quale si aggirano candidati molto diversi. Alcuni sono agnelli, altri sono lupi. Sono agnelli gli uomini designati dal vecchio centrosinistra, l’ex prefetto Morcone e l’ex rettore Pasquino. Forniti di un pedigree amministrativo di tutto rilievo, procedono a passi felpati, esprimono opinioni talvolta generiche, spesso ragionevoli, usano argomenti né faziosi né populisti, appaiono riluttanti a scegliere tra le opposte retoriche della continuità della discontinuità. Sarebbero ottimi candidati a Milano o a Bologna. A Napoli, invece, rischiano di vestire i panni dell’agnello. Diventano il facile bersaglio di quanti li accusano di collusioni con il bassolinismo e con il demitismo o li ritengono troppo deboli per modernizzare la palude metropolitana. Finiscono insomma per essere anacronistici agli occhi di una città che, avendo sperimentato il ventennale fallimento della sinistra, pretende una cosa sola: che si volti radicalmente pagina con l’inettitudine amministrativa, con il passo dell’elefante della sindaca, con i progetti trascinati per lustri, con l’uso clientelare e (peggio ancora) improduttivo del denaro pubblico. Al termine di una disillusione che ormai si fatta incubo, Napoli non apprezza le buone maniere. Chiede piuttosto qualcuno che abbia le fauci e lo stomaco capaci di addentare il grumo delle mediazioni paralizzanti e delle pigrizie burocratiche. Vuole lupi, non agnelli. Con la fama di sinistra ferocia che un predatore si porta dietro. Al punto in cui è, la città sembra disposta a tutto, pur di uscire dal tunnel. E questo promettono, da sponde opposte, Lettieri e De Magistris. Sui due corrono giudizi aspri. Vengono accusati — il primo come imprenditore, il secondo come magistrato — di essere cresciuti impropriamente all’ombra della politica. Di avere appoggi poco commendevoli. Le truppe di Cosentino di qualche ras bassoliniano, l’uno. I forcaioli del Mercato e di Chiaia, l’altro. Ma, per il loro stesso profilo rapace, Lettieri e De Magistris hanno buon gioco ad annunciare fuoco e fiamme: il regno degli animal spirits o la ghigliottina purificatrice. E che gli agnelli se ne scandalizzino, è la conferma della loro debolezza. Priva di politica, Napoli ha adottato una sua spregiudicata realpolitik: quali che siano i mezzi, pretende il cambiamento. Cinismo, dirà qualche commentatore nazionale, ignorando cosa significhi pagare la Tarsu più alta d’Italia e avere i cumuli d’immondizia sotto casa. La verità è che a radicalizzare l’opinione pubblica è stato il devastante intreccio di clientelismo e inefficienza, ovvero la cifra storica della sinistra cittadina. Per questo, sembra arrivata l’ora dei lupi.