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il blog di davide azzolini

Pena di morte per i camorristi

Air Camillo

Mi sa che il primo in Italia a parlare di no-fly zone in Libia è stato Rocca.

Napoli non esiste

Sottoscrivo ogni lettera, punto e virgola dell’editoriale di oggi di Paolo Macry sul Corriere del Mezzogiorno.

Passo dopo passo, Napoli sta diventando uno di quei feudi posti ai confini estremi del reame, nei cui affari il sovrano è costretto ogni tanto a intromettersi per dirimere le solite beghe locali.

E così, dopo la guerra delle primarie, Bersani decide di ignorare i contendenti e inventa un candidato per la carica di sindaco. Sindaco di nomina regia, se mai vincesse (ma è difficile). Dall’altra parte, Berlusconi stoppa i conflitti interni al centrodestra cittadino e, a sua volta, elegge motu proprio il candidato della coalizione. Se non accadrà altro, a contendersi Palazzo San Giacomo saranno – insieme con Luigi De Magistris – due personalità della società civile scelte dai palazzi romani. Non era mai successo che la città fosse a tal punto eterodiretta. Ai tempi di Cirino Pomicino, erano i leader locali a influenzare i governi nazionali e, giusto o sbagliato che fosse, Napoli spesso dettava legge a Roma. Oggi succede l’esatto opposto: nel feudo del Vesuvio, è il sovrano che detta legge.

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…e mò?

In piena zona Cesarini, l’opposizione è riuscita far cadere Rosetta Iervolino prima del triplice fischio dell’arbitro. Dopo averla tenuta sulla graticola per un sacco di tempo, troppo.

Comunque, ormai il dado è tratto e il centrodestra godrà dell’indubbio vantaggio di andare alle elezioni con il centrosinistra allo sbando totale e senza più alcun rappresentante delle istituzioni nelle proprie fila. Cosa che a qui Napoli non accadeva da secoli.

E mò?

Chiunque guiderà Palazzo San Giacomo erediterà un Comune in dissesto finanziario (proclamato o no che sia, ma a questo servirà probabilmente il commissario prefettizio), una città in ginocchio e ferita. Vittima consapevole (e corresponsabile) di una classe politica che ha buttato nel cesso tutti i treni passati per rilanciarla dopo la spolverata del G7 buonanima del 1994 (basta, vi prego, con i ricordi commossi di piazza del Plebiscito chiusa, Clinton che mangiava la pizza con le mani e Berlusconi che augurava bunga bunga coniugali agli altri capi di stato).

Siamo tornati al punto di partenza. Più vecchi, cinici e disincantati di venti anni.

Ieri sono andato ad ascoltare Matteo Renzi presentare il suo libro “Fuori!”. Mi avevano raccontato di bagni di folla a Milano, Roma, Perugia. Dell’efficacia delle clip video da lui utilizzate per sviluppare e sostenere il ragionamento.

Beh, nell’aula Spinelli di Scienze Politiche (non mi è parsa un’idea proprio geniale. ndr) almeno metà dei presenti erano professori universitari, burocrati e affini (quelli cioè che Renzi vorrebbe rottamare), poi studenti cazzeggianti e infine quelli che magari avrebbero voluto assistere alla performance ma lo schermo era grande come il mio iphone e non si sentiva una mazza.

In sintesi, la palude napoletana ha disinnescato anche l’ottimo Matteo.

Avanti il prossimo.

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