davaz.it

il blog di davide azzolini

to the wonder

Ecco il trailer internazionale dell’ultima fatica del maestro Malick presentata a Venezia 69. In un minuto e quarantasei secondi, come al solito, genera più emozioni di ettari di film visti nelle sale. Confidiamo in Rai Cinema.

Terrence Malick è un’altra cosa

Il finale di The New World è di una tale bellezza da lasciarmi senza fiato, ogni volta.
Immagine anteprima YouTube

The Tree of Life

The Tree of Life non è un film per tutti.
In realtà non è nemmeno un film, come lo si intende generalmente.
E’ immergersi quasi fisicamente nel flusso della vita di una famiglia della provincia americana negli anni ’50, nei loro sguardi, nei loro pensieri, nelle loro paure. Nelle domande che rivolgono a Dio cercando risposte al perché dei piccoli e grandi dolori che gli arrivano addosso. Nonostante il loro sforzarsi di seguire rette vie, pensando così di essersi messi a posto con Lui.
E quando gli arriva una mazzata pesante, di quelle che non si riescono a comprendere, ad accettare, continuano ad interrogarsi, ad interrogarlo.
E allora Terrence Malick ci mostra quello che, secondo lui, Dio deve pensare in questi casi. E ci mostra, diciamo così, il suo punto di vista. Che definirei abbastanza ampio. E allora tutto si ridimensiona, si relativizza.
Certo, si dirà, questione di punti di vista. Però il punto di vista del Padreterno è incredibile da mostrare, anche se poi non lo si condivide.
Questo, insomma, è un film sulla vita. Ma soprattutto su Dio.
Chi non crede, troverà una fotografia da mozzare il fiato ma probabilmente lo giudicherà incomprensibile, lungo, insulso, pretenzioso, kitsch.
Per apprezzarlo però non bisogna essere necessariamente bigotti o ferventi praticanti. Io, ad esempio, non lo sono nemmeno un pò.
In quanto malickiano devoto, non faccio testo. Ma, anche se fossi ateo, penso che lo troverei comunque bellissimo.

 

The Tree of Life

E’ solo un trailer, ma basta per mostrare che quello che fa Terrence Malick è una cosa diversa dal cinema, dai film.
Lui è una cosa a parte.
Immagine anteprima YouTube

pioggia vera

Immagine anteprima YouTube
Ho rivisto The New World, la storia di Pocahontas raccontata da quel poeta immenso che risponde al nome di Terrence Malick.

Il film è meraviglioso, ma non è di questo che voglio parlare. E’ interessante invece fare un confronto con Avatar. Non solo perchè ne ricalca la storia in buona parte ma soprattutto per gli aspetti produttivi.

Entrambi i film sono il frutto di anni di studio e preparazione. Avatar, come ormai noto a tutti, è stato interamente realizzato grazie ai prodigi di computer grafica e motion capture e gli attori non hanno girato nemmeno una scena in esterni. La fantasia di Cameron ha potuto creare il mondo di Pandora in ogni minimo dettaglio.

Malick invece non solo non adopera effetti speciali, ma rinuncia persino alla luce artificiale. Ha fatto costruire in Virginia il forte degli inglesi con gli stessi materiali e tecniche di quattrocento anni fa. Per interpretare gli indiani Algonchini sono stati selezionati nativi americani provenienti da tutto il continente che si sono allenati per mesi fino ad armonizzarsi in una sola tribù. Hanno girato sotto la vera pioggia torrenziale e con il sole.

Sono un fan convinto di Avatar ma Terrence Malick è proprio un’altra cosa. A dirla tutta, lui gioca in un campionato a parte.