Super 8
Posted on | 11 settembre 2011 | No Comments
Condivido in toto la recensione di Super 8 fatta da Mariarosa Mancuso per il Foglio. In totissimo.
Steven Spielberg e J. J. Abrams si incontrarono parecchi anni fa: il primo cercava un restauratore per i propri filmini in Super 8 rimasti a prender polvere in soffitta, il secondo si offrì di eseguire il delicato lavoro assieme a un amico. Affare fatto e amicizia consolidata: galeotta fu la pellicola Kodak con cui si giravano i filmini delle vacanze, da proiettare tirando giù le tapparelle (quando la pellicola si strappava o sfuggiva dal caricatore c’era comunque il pulviscolo illuminato dalla lampadina). J. J. Abrams cominciò a girare storie casalinghe dopo aver visto al cinema “E. T.” e altri titoli di Spielberg, che per “Super 8” gli fa da produttore. Siamo da sempre convinti che vedere i lavori finiti sia cento volte più interessante che sentire cosa hanno da dire registi e attori, sbirciando nei loro laboratori: nel caso della coppia che fa incontrare la Hollywood degli anni Settanta con la televisione degli anni Zero, una sbirciatina alle riunioni di lavoro l’avremmo però data volentieri, prendendo appunti (altre eccezioni, le potremmo fare per Alfred Hitchcock e Orson Welles). “Super 8” racconta la storia di un ragazzino che abita in una cittadina dell’Ohio e vuole fare il regista. Quindi si procura la cinepresa, mette insieme una piccola troupe, arruola la biondina più leggiadra della scuola. Poiché è americano – quindi non cresciuto nella patria dove tutti si credono artisti, e dove i bambini fanno teatro invece di guardarlo – non sogna di girare un film d’avanguardia come farebbe qualsiasi studente del Dams, bensì un film di zombie. La parte del morto vivente tocca al ragazzino con la macchinetta ai denti, già mezzo truccato di suo, che aiuta anche con gli effetti speciali (perlopiù petardi, ma messi insieme fanno un bel botto). Va truccata da cima a fondo la ragazzina che si trasforma in zombie, da un ragazzino timido che la sfiora con la spugnetta ed è già innamorato cotto. Quando prova la parte – fingendosi una ragazzina senza esperienza e tecnica che cerca di capire come si comportano i vampiri – siamo innamorati anche noi. E lo restiamo fino alla fine del film con ragazzini in bicicletta, mamme morte in un incidente di fabbrica, padri bruschi e poco affettuosi, cani che scappano dalla cittadina, motori che spariscono dalle auto, bisogno di casa, esplosioni misteriose, minacce in punto di morte: “Non dite niente a nessuno”. Gli zombie arrivano con i titoli di coda.